Capita a molti, nelle più svariate circostanze, di imbattersi in questo piccolo ma affascinante animale che ispira tenerezza e talvolta il desiderio di accudirne uno. Il riccio, però, non rientra tra la schiera degli animali domestici, ma è una specie inclusa tra quelle protette e non è detenibile in cattività da privati; in tal senso la legislazione italiana vieta ogni forma di allevamento e cattura con finalità amatoriali. Esistono però delle eccezioni a tale divieto: è infatti consentita la detenzione di animali ammalati, inermi o feriti, per il periodo necessario alle cure o allo svezzamento ed all’unico scopo di rendere possibile il loro reinserimento in natura.
In uno dei casi sopracitati, il miglior comportamento sarà dunque quello di raccogliere l’animale e consegnarlo nelle mani di personale specializzato presso un centro di recupero, basta effettuare una ricerca su internet per trovarne alcuni, sarà comunque utile dare qualche piccola indicazione circa le caratteristiche di questi piccoli amici.
Il riccio predilige ambienti caldi, tende a dormire nelle ore diurne e a muoversi e nutrirsi durante le ore notturne, la sua alimentazione dovrebbe essere ricca di proteine, fibra grezza ed oligoelementi. Gli esemplari che temporaneamente dovessero trovarsi nella necessità di essere ospitati nei nostri giardini, andrebbero alimentati con cibo per cani o gatti, integrato con frutta uova bollite e carne macinata.
Relativamente all’attività riproduttiva, va detto che in genere l’animale raggiunge la maturità sessuale intorno a 10 mesi di vita e tende spesso a partorire due cucciolate l’anno, ciascuna composta da 2 a 6 piccoli. La gestazione dura circa 35 giorni ed il periodo fertile è tra i mesi di aprile e settembre, quindi spesso il parto avviene nel mese di ottobre, in ritardo rispetto al normale periodo riproduttivo. In questo caso i cuccioli di peso inferiore ai 500 gr andrebbero affidati alle cure dell’uomo per consentirgli di superare i rigori dell’inverno. In particolare i piccoli di peso inferiore ai 100 gr, dovrebbero essere allattati ad intervalli di 3-4 ore con preparati per gattini privi di lattosio, quest’ultima accortezza è consigliata in quanto i ricci spesso manifestano intolleranza a questo zucchero. Successivamente la dieta dovrebbe prevedere la somministrazione di omogenizzati per neonati, fino a quando il cucciolo arrivi a superare il peso di 150 gr, oltre questa soglia l’animale andrebbe abituato all’ambiente esterno e ad alimentarsi autonomamente.
Il riccio ha un udito molto sviluppato ed è conseguentemente particolarmente sensibile ai rumori; forti colpi, infatti, inducono l’animale ad “appallottolarsi” nel classico atteggiamento di difesa, esponendo gli affilati aculei. Talvolta, se disturbato, l’animale potrebbe emette soffi, sbuffi, ansimare e produrre versi più o meno udibili.
Durante il periodo invernale, quando le temperature scendono al di sotto dei 12 gradi c°, il riccio può andare in letargo, questa condizione potrebbe essere preceduta o seguita nei giorni autunnali o primaverili con temperature che facilmente si attestano intorno alla soglia indicata, da fasi alternare simil-letargiche. Comportamento curioso, sebbene del tutto naturale in questi animali, è quello di cosparge gli aculei e la cute di saliva, talvolta attraverso azioni che noi umani considereremmo poco educate (sembra che “sputi”).
In conclusione di questo breve articolo va ricordato che in natura i “nostri” amici ricci riescono a raggiungere l’età di 5 anni, mentre gli esemplari in cattività si sono dimostrati a volte più longevi.